Dopo anni di disinteresse dell’amministrazione politica locale per lo stato dell’ospedale civico e della sanità più in generale, ora si raccolgono i frutti: una città di 40.000 abitanti che salgono a più di 60.000, se consideriamo tutta la cosiddetta “Città del Piave”, non ha un Pronto Soccorso degno di questo nome. Ma com’è possibile? Se consultiamo le schede di dotazione ospedaliera regionale possiamo constatare che sia nelle vecchie che nelle nuove schede (che devono ancora essere completamente realizzate) per l’ospedale di San Donà è previsto un pronto soccorso con relativo organico.
Allora come mai è questa struttura è sottodimensionata rispetto alle esigenze? Semplice, dalle stesse schede si evince che per l’ospedale di Jesolo non è previsto un pronto soccorso per cui il personale di San Donà deve “dividersi in due” ed è ovvio che in questo modo sia insufficiente. Ma il problema Pronto Soccorso è solo la punta dell’iceberg sanità del Veneto Orientale ma soprattutto del sandonatese. Che dire della tragica situazione della nefrologia e dialisi? E della triste condizione nella quale si barcamena la radiologia destinata ad essere la Cenerentola di tutte le radiologie locali, in quanto sprovvista di risonanza magnetica e con una tac ormai vecchissima? Della lungodegenza di là da venire? Nella ASL di Treviso i referti si possono avere in posta elettronica a casa, poche ore dopo avere eseguito le visite o gli esami evitando così all’utente inutili perdite di tempo.
Questa non è fantascienza ma realtà realizzata in territori dove la politica è ben più forte di quella che governa la nostra città. Chi ha a cuore la sanità nel nostro territorio è a conoscenza che l’affossamento del nostro ospedale comporta una fuga (con conseguenti disagi) dei cittadini verso le ASL più efficienti, fuga confermata dal fatto che nel Veneto la nostra ASL è quella che spende più di tutte le altre per pagare le prestazioni che i cittadini vanno a fare sia Veneto che anche in altre regioni d’Italia: più di 30.000.000 di euro nell’ultimo bilancio ed in costante aumento. Confidiamo che il disinteresse del sindaco per questa grave situazione sia dovuto alla ignoranza dei dati per altro da tutti consultabili liberamente, ignoranza dovuta alla scelta di altre priorità, legittime d’accordo ma se permettete almeno contestabili. Se così non fosse, ci risulta molto difficile capire come abbia potuto restare inattiva per tutti questi anni di fronte a questo gravissimo dato di fatto. Tuttavia ora è giunto il momento di agire politicamente sulle istituzioni pretendendo dalla regione una revisione delle schede di dotazione ospedaliera. Per questo lavoro il PD si rende disponibile fin da subito ad un confronto costruttivo con l’amministrazione locale e con tutte le forze politiche che gravano sulla ASL 10 della regione Veneto, con lo scopo di trovare una soluzione che, pur con tutta la buona volontà, da solo il nuovo direttore non sarà in grado di superare senza l’appoggio della popolazione locale.
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