lunedì, 7 Dicembre 2009

TAV una scelta migliore e condivisa

https://pdsd.it/547
Tanto le Ferrovie quanto la Regione Friuli ancora si oppongono all’idea dell’assessore Chisso che sogna di realizzare un tratto del tracciato dell’alta velocità/alta capacità Venezia-Trieste, a ridosso dei litorali del Veneto Orientale e propongono che l’opera  venga costruita accanto all’ autostrada A4, secondo quanto già originariamente previsto. Lo fanno soprattutto – ed è già un buonissimo motivo – per il costo decisamente più elevato che la proposta Chisso comporterebbe.
Da parte nostra, abbiamo molto altro da aggiungere.
La proposta Chisso spalma la TAV dentro uno dei territori meno rovinati, più integri del nostro sfigurato Veneto. La fascia di terra, in massima parte sotto il livello del mare, che dalle spiagge entra fino al limitare della pianura, costituisce un’area dove la campagna ancora non ha lasciato del tutto il posto a capannoni industriali, agglomerati di cemento, centri commerciali; ricca di corsi d’acqua, costruita col duro secolare lavoro di bonifica, resta l’ultimo residuale paesaggio non urbano, uno dei pochi, nel basso Veneto, che non ha subito l’assalto furibondo degli anni ‘70. Come tale, nella mentalità che Chisso ed il centrodestra incarnano, questa zona è quindi un territorio “da sfruttare”, spazio “vuoto” ancora da riempire, a basso costo: basta espropriare qualche ettaro di terreno agricolo, a proprietari che molto probabilmente ci guadagnano più così che a lavorarlo, e il gioco è fatto.
Logiche di corto respiro appunto, dove manca un’idea di sviluppo organico. E questo accade in un momento in cui tutto il mondo è chiamato a dare risposte sempre più lungimiranti e a proporre modelli di sviluppo sostenibile, alternativi a quello dello sfruttamento intensivo che è entrato in crisi. Riusciamo ad immaginare le nostre zone di bonifica squartate da una imponente linea ferroviaria, che corre per decine di chilometri su un terrapieno sopraelevato? Nuove stazioni che spuntano come funghi tra i fossati a Millepertiche, a Passerella, a Stretti, Boccafossa e via proseguendo (anticipazioni di Chisso alla stampa del 1 dicembre)? Per un’alta capacità al servizio di che cosa ? Senza dimenticare che, nel contempo, si prospetta la realizzazione di un’autostrada che dovrebbe portare velocemente turisti al mare. Riusciamo ad immaginare come viene pensato il futuro di questa nostra parte di territorio?
Noi pensiamo invece, che queste aree debbano essere salvaguardate  e garantite per le potenzialità  (e quindi per le risorse economiche) che esse possono offrire in futuro. Pensiamo ad un differente schema di sviluppo, basato
•    sulla conservazione e sulla riqualificazione dell’agricoltura verso produzioni di qualità,
•    sull’ospitalità di un turismo leggero che goda le risorse ambientali, culturali, gastronomiche paesaggistiche,
•    su un sistema di mobilità e trasporto a basso impatto ambientale, che consumi meno territorio e meno energia,
•    sulla manutenzione attenta e il consolidamento di equilibri ambientali fragili, sempre a rischio idrogeologico, a cominciare dalle opere di bonifica idraulica e dal recupero del basso corso di Sile, Piave, Livenza e Tagliamento.Si può certo pensarla diversamente, ma, a prescindere dal valore delle motivazioni nell’uno come nell’altro senso, un punto deve restare fermo: nessuna decisione può essere presa sopra la testa delle comunità locali, senza un ampio dibattito ed un confronto aperto, nei luoghi e coi soggetti istituzionali e con la società civile.

Al diluvio di interviste e dichiarazioni alla stampa sotto cui Chisso ci sommerge infatti, non corrisponde sinora neppure un atto concreto, neppure un momento di confronto, nessuna proposta ufficiale  e precisa.

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