sabato, 13 Marzo 2010

Taglio degli alberi in golena

https://pdsd.it/687
Non possiamo condividere i tagli indiscriminati cui è stata oggetto la vegetazione riparia del fiume Piave in queste settimane, lungo la sponda destra a valle del Ponte della Vittoria.
L’intervento appare evidentemente una soluzione di facciata che vuole coprire l’ancora inspiegabile mancanza di un piano organico di azioni per contrastare il rischio di esondazione del fiume, per gran parte ancora ai livelli del dopo alluvione del 1966.
Il problema del rischio di esondazione del Piave richiede risposte ben diverse lungo tutto il corso del fiume: bacini di contenimento a monte, rialzi arginali nei punti critici, ripristino dei fondali. Di questo ancora nulla! Assistiamo invece ad un disboscamento quasi totale della golena proprio di fronte al Parco fluviale di San Donà, forse solo a dimostrare che “intanto qualcosa si fa”.
A questa intenzione, già manifestata dalla Regione con il Piano Stralcio per la sicurezza idraulica del fiume Piave, ancora nel 2004 tutti i comuni del basso corso del fiume, a prescindere dal colore politico dell’Amministrazione, in sinergia con la Provincia di Venezia, hanno unanimemente e formalmente espresso la propria contrarietà proponendo altre soluzioni: da quel punto si deve ripartire.
Il permanere delle gravi condizioni di criticità del fiume motivano ancora una estrema preoccupazione perché non sono tuttora state definite specifiche azioni strutturali sul sistema fluviale da attuarsi secondo una logica pianificatoria che preveda la distribuzione degli interventi sull’intero corso del fiume e non è ancora stata individuata una soluzione definitiva al problema della trattenuta a monte delle portate di piena (la nota proposta dello sbarramento di Falzè), da tutti ritenuta indispensabile sin dall’indomani dell’alluvione del ’66.
Nell’immediato sono urgenti alcune decisioni di cui le Amministrazioni locali devono rendersi protagoniste:
1. Si deve chiedere alla Regione di sospendere immediatamente i lavori di disboscamento in corso;
2. Le Amministrazioni comunali devono riprendere in mano la situazione con assoluta determinazione per avviare, in accordo con la Regione, un piano di manutenzione delle golene che preveda razionali interventi di controllo della vegetazione, rispettosi del valore ambientale presente, programmati e coordinati con le comunità locali;
3. le somme a disposizione a seguito del ribasso d’asta dell’appalto in corso (quasi 1 milione di Euro) ed eventuali ulteriori risorse, anziché per ulteriori disboscamenti, devono essere utilizzate per l’acquisizione pubblica delle superfici golenali tuttora destinate a seminativi, ove realizzare un razionale intervento di rinaturalizzazione a compensazione delle sottrazioni di vegetazione realizzate con gli interventi precedenti;
4. le Amministrazioni locali devono formalmente attivarsi perché venga immediatamente riaperta la discussione e trovate le risorse per le azioni strutturate lungo l’intero corso del Piave, ad iniziare dalle opere di trattenuta nel tratto montano-collinare, affinchè al rischio di esondazione che tuttora incombe, siano date le risposte adeguate che attendiamo ancora dall’alluvione del 1966 e non soluzioni devastanti e sostanzialmente inutili, per la modalità con cui sono state condotte, come quelle che abbiamo visto in questi giorni lungo il corso del Piave nel tratto Sandonatese.

Non possiamo condividere i tagli indiscriminati cui è stata oggetto la vegetazione riparia del fiume Piave in queste settimane, lungo le sponde a valle del Ponte della Vittoria.

L’intervento appare evidentemente una soluzione di facciata che vuole coprire l’ancora inspiegabile mancanza di un piano organico di azioni per contrastare il rischio di esondazione del fiume, per gran parte ancora ai livelli del dopo alluvione del 1966.

Il problema del rischio di esondazione del Piave richiede risposte ben diverse lungo tutto il corso del fiume: bacini di contenimento a monte, rialzi arginali nei punti critici, ripristino dei fondali. Di questo ancora nulla! Assistiamo invece ad un disboscamento quasi totale della golena proprio di fronte al Parco fluviale di San Donà, forse solo a dimostrare che “intanto qualcosa si fa”.

A questa intenzione, già manifestata dalla Regione con il Piano Stralcio per la sicurezza idraulica del fiume Piave, ancora nel 2004 tutti i comuni del basso corso del fiume, a prescindere dal colore politico dell’Amministrazione, in sinergia con la Provincia di Venezia, hanno unanimemente e formalmente espresso la propria contrarietà proponendo altre soluzioni: da quel punto si deve ripartire.

Il permanere delle gravi condizioni di criticità del fiume motivano ancora una estrema preoccupazione perché non sono tuttora state definite specifiche azioni strutturali sul sistema fluviale da attuarsi secondo una logica pianificatoria che preveda la distribuzione degli interventi sull’intero corso del fiume e non è ancora stata individuata una soluzione definitiva al problema della trattenuta a monte delle portate di piena (la nota proposta dello sbarramento di Falzè), da tutti ritenuta indispensabile sin dall’indomani dell’alluvione del ’66.

Nell’immediato sono urgenti alcune decisioni di cui le Amministrazioni locali devono rendersi protagoniste:

1. Si deve chiedere alla Regione di sospendere immediatamente i lavori di disboscamento in corso;

2. Le Amministrazioni comunali devono riprendere in mano la situazione con assoluta determinazione per avviare, in accordo con la Regione, un piano di manutenzione delle golene che preveda razionali interventi di controllo della vegetazione, rispettosi del valore ambientale presente, programmati e coordinati con le comunità locali;

3. le somme a disposizione a seguito del ribasso d’asta dell’appalto in corso (quasi 1 milione di Euro) ed eventuali ulteriori risorse, anziché per ulteriori disboscamenti, devono essere utilizzate per l’acquisizione pubblica delle superfici golenali tuttora destinate a seminativi, ove realizzare un razionale intervento di rinaturalizzazione a compensazione delle sottrazioni di vegetazione realizzate con gli interventi precedenti;

4. le Amministrazioni locali devono formalmente attivarsi perché venga immediatamente riaperta la discussione e trovate le risorse per le azioni strutturate lungo l’intero corso del Piave, ad iniziare dalle opere di trattenuta nel tratto montano-collinare, affinchè al rischio di esondazione che tuttora incombe, siano date le risposte adeguate che attendiamo ancora dall’alluvione del 1966 e non soluzioni devastanti e sostanzialmente inutili, per la modalità con cui sono state condotte, come quelle che abbiamo visto in questi giorni lungo il corso del Piave nel tratto Sandonatese.

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3 Commenti - Lascia un commento

  • Inviato da: il concerto
    il alle ore:

    mi sa che non si è capito il problema. Secondo voi, l’azione che si stà portando avanti a Musile sottintende un progetto di disboscamento della golena da Ponte di Piave fino a Cortellazzo? Non può essere semplicemente si cerchi di fare un parco anche a Musile, che rispecchi quello che si stà facendo a San Donà? e tutto si fermerà lì?

    • Inviato da: Franco
      il alle ore:

      come ho già tentato dire altre volte,
      bisognerebbe che l’amministrazione comunale ci desse la possibilità di vedere i progetti e/o contratti di quello che intendono fare a cominciare dal parco fluviale che salvo errore sembra destinato ad una fornace visto il numero di “barbecues” già ivi esistenti.
      POSSIBILE che nessuno del partito e che nessun cittadino abbia questa possibilità?
      In base a quanto mi si è stato risposto da fonte “auterovole”
      SEMBRA PROPRIO POSSIBILE.
      Il Comune non dà questa possibilità …a nessuno.

  • Inviato da: Max
    il alle ore:

    Ma avete una vaga idea di quando finiranno i lavori sul parco fluviale ?

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