L’intervento dell’Ass. sandonatese Oliviero Leo (PDL) che ha proposto l’Unione tra i comuni di San Donà, Musile e Noventa, va in una direzione interessante.
Già da tempo circola l’idea di accorpare sotto un governo unitario – la cosiddetta Città del Piave – una realtà urbana di 60.000 abitanti, oggi ancora divisa amministrativamente in 4 comuni (Fossalta, Musile, Noventa e San Donà), ma sempre più unita in un unico fitto sistema di relazioni e accomunata da un orizzonte di sfide che è sempre più difficile affrontare frammentariamente. E’ un fatto che l’idea è nata dal centrosinistra, ma in fondo è secondario: non è questione di schieramento ed anzi è stato miope etichettarla così (e altrettanto miope cercare – per questioni di schieramento – di affossarla). Noi la chiamiamo “Città del Piave”, ma anche il nome (se dà fastidio) è del tutto secondario: quel che conta è che il progetto ha forza nelle cose, e via via la realtà lo conferma.
L’intervento dell’Ass. Leo merita ascolto. Poco importa se parte da una fatto occasionale (difficili relazioni tra le due amministrazioni e tra Lega e Pdl ); molto molto più importante è invece che affronta difficoltà reali e serie, specie in questa pesante congiuntura economica.
Non c’è dubbio che dalla semplificazione derivante dall’Unione dei Comuni tutti avrebbero da guadagnarne, sotto molti aspetti: da una pianificazione coerente dell’urbanistica e della viabilità, alla gestione dei problemi del traffico (ad esempio col trasporto pubblico), dalla sicurezza (e infatti qualcosa, si è cercato di fare), alla gestione dei servizi essenziali.
Per i Comuni – stretti tra la crisi economica e la manovra del Governo – è sempre più difficile garantire servizi ai cittadini: questo progetto federale permetterebbe un sostanzioso risparmio e insieme il potenziamento dei servizi così unificati, in cui si potrebbero investire le risorse recuperate.
Non è sempre più chiaro che, nel mondo globalizzato, è del tutto insufficiente pensare alla sola San Donà o a uno qualunque degli altri comuni come polo attrattivo in termini di servizi sociali o di investimenti produttivi, di sviluppo dell’offerta turistica o commerciale o culturale? Più si continua a farlo, più si rischia di mettere in piedi azioni deboli, in concorrenza tra loro, che consumano molte risorse e danno scarsi vantaggi al territorio.
Perché non provare allora a pensare più in grande? Pensare a un sistema comune di servizi, riflettere ad esempio sullo sviluppo di un’unica cittadella dello sport, sull’insediamento di un vero Teatro, pensare a mettere in rete l’offerta enogastronomica, al lancio di un polo tecnologico, non solo di uffici, ma anche di fabbriche, magari che investano sulla green economy… e via proseguendo. Come si sa, qualcuna di queste cose già prova a nascere da sé, dall’iniziativa delle categorie produttive, dallo slancio della società civile. Possibile che la politica continui ad arrivare tardi? Forse no. Forse si può provare a recuperare il tempo trascorso.
Se si tratta di questo, il PD è pronto. Abbiamo fiducia che ci sia, o che ci sarà presto, abbastanza spirito federalista, lungimiranza e orgoglio negli amministratori del territorio, per spendersi in questo progetto.
1 Commento - Lascia un commento
Inviato da: Michele
il comment_date(); ?> alle ore: comment_time(); ?>
Credo che la divisione della “Città del Piave” negli attuali quattro comuni sia anacronistica e miope. Spero non dettata solo da questioni di appartenenza politica o stupido campanilismo.
E’ opportuno mettere da parte queste remore per ambire ad un obiettivo così ambizioso.
Qualunque sia la parte politica che saprà farsi carico di tale impegno, avrà sempre il mio supporto e la mia stima.