Da quattro anni il nostro lavoro, come forza di maggioranza, pone al centro la sicurezza per San Donà di Piave e ne rivendichiamo i risultati, in contrapposizione all’amministrazione che ci ha preceduto e nella quale proprio il segretario della Lega Alberto Schibuola era assessore alla sicurezza.
L’ex assessore chiede provvedimenti come il censimento delle persone sole, quartiere per quartiere, i servizi di telesoccorso, la riorganizzazione del servizio di polizia locale, ma proprio su questi temi l’amministrazione Cereser ha agito con azioni puntuali: è stata approvata nel Piano delle Opportunità Sociali, da oltre un anno, la figura dell’assistente di quartiere, che non segue i singoli ma il territorio, proprio con il compito di monitorare le situazioni di fragilità e permettere azioni preventive, che mantengano autonomia e qualità della vita perché l’obiettivo non è quello di fornire vademecum che nessuno legge o pulsanti da premere lasciando le persone da sole, ma fornire maggiore sicurezza valorizzando le relazioni umane. Schibuola dimentica che molte sue proposte sono state buchi nell’acqua come il regolamento di polizia urbana del 2007, che la sua stessa maggioranza ha stralciato in vari punti.
Infine il segretario leghista critica anche il controllo di vicinato: purtroppo le sue amate ronde leghiste sono fallite miseramente, mentre il Controllo di Vicinato si sta allargando anche alle associazioni di commercianti, vista la sua efficacia nel prevenire microcriminalità e vandalismi, ma anche nel ritessere relazioni umane.
Oltre a questo, ricordiamo il rafforzamento dei sistemi di videosorveglianza sul territorio, l’investimento in dotazioni per la protezione personale dei vigili urbani, l’acquisto di nuovi mezzi, l’avvio dell’iter che porterà al turno notturno (tentato varie volte dal centrodestra, ma sempre fallito per “fuoco amico”), la battaglia per il mantenimento della sede Polstrada a San Donà.
Quanto poi alla vicenda del furto del furgone comunale, strumentalizzata dal vice governatore Forcolin come metro dell’insicurezza cittadina, verrebbe da chiedersi come mai, se si sente così insicuro, abbia deciso di trasferirsi proprio a San Donà, dopo tutto quello che ha senz’altro fatto per tutelare la sicurezza di Musile di Piave!
Di sicuro non accettiamo lezioni da chi, quando si è trattato di lavorare e non parlare a vanvera, ha collezionato solo fallimenti.
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